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terça-feira, 11 de dezembro de 2012

"Si può ricavare acqua dalla nebbia prendendo esempio da un coleottero"


La ricerca è stata condotta da scienziati britannici. È stato riprodotto il tessuto con cui l'insetto è in grado di bere acqua che il proprio corpo produce raccogliendo l'umidità e la condensa. La bottiglia hi-tech, che imita la forma del dorso della Stenocara gracilipes, è in grado di produrre quasi tre litri d'acqua ogni ora

"Si può ricavare acqua dalla nebbia prendendo esempio da un coleottero"
Stenocara gracilipes
OTTENERE dell'acqua potabile in climi estremi dove di acqua non ce n'è. Un desiderio apparentemente banale che renderebbe possibile, o comunque meno disagevole, la vita dell'essere umano nelle realtà desertiche del pianeta. Alcuni ricercatori hanno scoperto che in fondo ci aveva già pensato la natura a rispondere a questa esigenza. 

Imitando il meccanismo con il quale un insetto della Namibia riesce a bere e conservare l'acqua prodotta dall'evaporazione della condensa, alcuni scienziati hanno sintetizzato un tessuto artificiale che consente di raccogliere l'acqua prodotta dall'umidità e dalla nebbia. 

La Stenocara gracilipes è un coleottero del Naib, dove l'aria fredda e umida dell'Oceano portata verso il continente incontra l'aria calda del deserto formando una coltre di nebbia. L'umidità che si genera quando il sole va a dissipare questa nebbia si condensa sull'estremità dell'addome della Stenocara formando delle piccole gocce, che scivolando sul suo dorso altamente idrorepellente giungono per gravità alla bocca del coleottero dissetandolo. Questo stratagemma consente all'animale di arrivare a vivere anche otto o nove anni in zone del deserto dove cadono meno di 40 millimetri di pioggia ogni anno.

Ed è proprio il complicato tessuto del dorso della Stenocara, dove si alterna una striatura di microaree idrorepellenti e non idrorepellenti, che ha ispirato diversi studi e ricerche scentifiche per produrre tessuti artificiali che ottimizzino la rapidità di condensazione del vapore acqueo. 

La ricerca. Ma come può questo tessuto essere insieme impermeabile e non impermeabile? Nel novembre 2001, due ricercatori - Chris Lawrence, scienziato della società QinetiQ, e Andrew Parker, zoologo dell'università di Oxford - hanno chiarito il mistero: con un microscopio elettronico hanno ottenuto un'immagine dettagliata del tessuto che è risultato rivestito da uno strato super-idrofobico, fatto da lamelle di cera appiattite disposti come tegole di un tetto. La QinetiQ, azienda privata che fa ricerca per conto della Difesa britannica, ha brevettato il tessuto artificiale di una "Stenocara hi-tech", così da ricreare con polimeri che imitano la superficie del coleottero, una varietà di dispositivi per raccogliere vapore, condensabile in acqua potabile o per l'irrigazione agricola in regioni inospitali. 

Oggi, più di dieci anni dopo, questo meccanismo è stato sfruttato da un team della Nbd Nano, una società britannica che crea tessuti sperimentali, che ha creato il prototipo di una bottiglia che si auto-riempie d'acqua, riuscendo a immagazzinare fino a tre litri di acqua ogni ora. La speciale bottiglia è un prodotto della cosiddetta Bio-imitazione e si ispira nella forma al guscio della Stenocara gracilipes. 

La bottiglia è in grado di accumulare acqua senza sosta, utilizzando una superficie su nano-scala che aumenta lo sfruttamento della condensazione dell'acqua. La superficie della bottiglia è coperta da materiali idrofili che attraggono l'acqua e materiali idrofobi e idrorepellenti.